mercoledì 16 luglio 2008

Eluana Englaro, vita o agonia?

Alle cronache odierne tiene banco la sentenza della Corte di Appello di Milano che autorizza l'interruzione di sostegno artificiale vitale a Eluana Englaro. In sostanza: si deve staccare la spina. Apriti cielo. La Chiesa è furibonda. "Una sentenza non può decidere della vita di una persona". Plausibile. Un po' meno lo sono le parole del presidente della CEI (Chiesa cattolica italiana) Angelo Bagnasco: "Non possiamo tacere la nostra preoccupazione se si dovesse procedere alla consumazione di una vita per una sentenza: togliere idratazione e nutrimento nel caso specifico è come togliere da mangiare e da bere a una persona che ne ha bisogno, come ne ha bisogno ognuno di noi"

Ma andiamo a vedere questo caso specifico. E lo facciamo con le parole del padre Beppino Englaro, una delle persone che ha più a cuore la vicenda di Eluana. "Qui non si tratta di una consumazione di una vita, ma di fare in modo che la natura riprenda il suo corso che è stato interrotto". La donna di Lecco è in stato vegetativo dal 1992. Ciò vuol dire 16 anni di non-vita per lei e di disperazione per i genitori che sono impotenti di fronte a quanto sta accadendo alla loro figlia.

A tal proposito condivido appieno la dichiarazione di Antonio Stango, membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, che spiega: «Ecclesiastici come il cardinale Bagnasco, che parla di "consumare una vita per una sentenza", o parlamentari come l'onorevole Bertolini (Isabella, parlamentare del Pdl, ndr), che ipotizza un omicidio autorizzato, sembrano non avere letto con attenzione la sentenza della Corte d'Appello di Milano». «Quest'ultima - aggiunge Stango - nell'autorizzare l'interruzione del trattamento di sostegno vitale artificiale, ha constatato l'assoluta inconciliabilitá della concezione sulla dignitá della vita di Eluana con la perdita totale ed irrecuperabile delle proprie facoltá motorie e psichiche e con la sopravvivenza solo biologica del suo corpo in uno stato di assoluta soggezione all'altrui volere». Stato di assoluta soggezione all'altrui volere. Sopravvivenza solo biologica del suo corpo. Perdita irrecuperabile.

Una sentenza non può decidere della vita di una persona? Ma ditemi, secondo voi questa è vita? A me sembra un'agonia, lunga e inesorabile. E' il tipico caso in cui la medicina deve farsi da parte, quello che ha potuto fare l'ha fatto. Ora è giusto staccare la spina, la natura deve fare il suo corso. Per il bene di Eluana e per tutte le Eluane che verranno.

Nella foto in alto: Piergiorgio Welby a cui è stato staccato il respiratore il 20 dicembre 2006.


Nessun commento: